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Alla scoperta della manna siciliana: tradizione e benefici
Il “nettare degli dei” custodito tra la natura selvaggia delle Madonie
I prodotti siciliani non sono soltanto buoni da gustare e belli da guardare, ma riescono a distinguersi anche per la loro esclusività e prelibatezza. La Manna è un prodotto tipico che si raccoglie nella terra selvaggia e splendente delle Madonie, più precisamente tra la zona di Pollina e Castelbuono e, come tale, fa parte dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali stilato dal Ministero delle politiche agricole e forestali. Rientrando nella classifica dei prodotti pregiati, la Manna meno costosa, ovvero quella estratta dai rami, ha un prezzo che si aggira intorno ai 200€ al chilogrammo.
Il suo gusto è raffinato, tendente al dolce e utile per qualsiasi tipo di esperienza culinaria. Da poter sostituire allo zucchero, è ottima per la preparazione di dolci. La sue proprietà benefiche sono molteplici: la Manna è ricca di oligominerali che la rendono una sostanza detossinante, e contiene mucillagini che le danno una funzione lassativa e regolarizzante dell’intestino. Inoltre, viene presa in considerazione come un aiuto naturale per la linea: la sua capacità di ridurre il sovrappeso è dovuta a un mix di le sostanze antiossidanti, che favoriscono l’eliminazione delle scorie e dell’adipe in eccesso.
Dalla seconda metà dell’Ottocento che la Sicilia diviene la maggiore produttrice di Manna, conosciuta dai greci e dai romani col nome di “Miele di rugiada”, “Secrezione delle stelle” o “Nettare degli dei”. Fino agli anni ’50 la Manna costituiva la base dell’economia locale per quelli che venivano soprannominati frassinicoltori o, in siciliano stretto, coloro che svolgevano l’antico mestiere dello “Ntaccaluòru”. Una tradizione che, grazie a un testardo manipolo di anziani, è riuscita a resistere all’industrializzazione rinnovando, di stagione in stagione, l’antica gestualità che caratterizza la produzione della Manna. Gran parte del merito di quello che oggi viene identificato come “ritorno alla Manna” è di Giulio Gelarsi: verso la metà degli anni ’80 decise di seguire le orme dei genitori nella produzione della Manna, rivoluzionando però la tecnica di raccolta.
“[…] vidi un ramo che faceva un gomito, dove gocciolava della manna. Presi la spagnoletta di filo, raggiunsi il frassino e feci in modo che il nodo del filo corrispondesse alla goccia. Poiché il filo svolazzava, presi una pietra da terra e gliela legai sul fondo. Al mattino trovai un cannolo rappreso attorno al filo. Capii che quella era la soluzione. Ritornai in paese, comprai dieci spagnolette e iniziai a legare il filo agli alberi […]”. Così Giulio Gelardi racconta l’intuizione per il nuovo metodo di abbacchiatura della Manna.
Per rendere omaggio a questo prodotto esclusivo, nel 2011 a Pollina viene inaugurato il “Museo della Manna”, dove, all’interno di due teche, sono custoditi tutti gli attrezzi che servono per la produzione della stessa. Grazie alla presenza di una guida, è possibile assistere alla spiegazione delle varie fasi di produzione e raccolta del “nettare degli dei”, insieme alla sua degustazione. Visitare il Museo della Manna è un’ottima opportunità per toccare con mano uno tra i più preziosi doni della natura.