CHEF E RICETTE
Fabio Natoli
Per Fabio Natoli cucinare significa “innovazione” ma con un imperativo categorico: utilizzare i nostri prodotti siciliani.
Fabio Natoli ha ereditato la passione per la cucina dalla nonna, un bagaglio “culturale” che si porta dietro basato su sapori semplici ma buoni, quelli della sua terra, la Sicilia. Grazie a quella passione ha ricoperto tutti i ruoli all’interno di una cucina, fino a diventare oggi insieme a suo padre lo chef del suo ristorante, Le Chat Noir a Cefalù.
Andiamo indietro nel tempo, quando nasce la passione per la cucina?
«Un classico per quasi tutti gli chef: dalla nonna. In estate andavo in vacanza a Buccheri li è tradizione che in quasi tutte le famiglie si faceva l’estratto di pomodoro come pure tutte le conserve di stagione, ecco che nel guardare tutte quelle donne lavorare questi prodotti mi è nata la curiosità è la passione per la gastronomia».
Quindi dalla famiglia è nata la passione. Poi piano piano hai iniziato a pensare alla cucina come vero e proprio lavoro…
«Si, da lì piano piano ho continuato, all’inizio mi sono indirizzato sulla sala e poi nel 2009 mi sono trasferito a Basilea quindi da lì è iniziata la mia carriera in cucina. Ho iniziato a lavorare accanto ad Alessio Coretta uno dei più talentuosi pizzaioli in svizzera.Nonostante gli errori e le difficoltà del mestiere riesce a trasmettermi tutta la passione per lavorare la pizza».
Cosa ti ha spinto a tornare in Sicilia?
«Il sole, il mare i profumi della primavera e le nostre materie prime. Da qui sono ripartito ho iniziato dalla plonge fino ad oggi Sous Chef. Sono partito dal basso, ho lavorato sodo, ed ho ancora tanta strada fare. Nel 2016 ho frequentato la scuola internazionale Alma a Parma, una delle migliori al mondo. Ero in cerca di una forte motivazione per migliorare la mia preparazione professionale. Da questa esperienza ho imparato cosa significhi fare il cuoco e tutto il mondo che gira intorno a questa professione».
Cosa deve assolutamente mancare nella tua cucina e cosa invece non deve mancare?
«Il burro e la panna ovviamente ma non perché non siano ottime materie, ma non sono previste nella nostra dieta mediterranea. Unica eccezione ovviamente sui dolci dove non può mancare come nelle crêpes, pannacotte, ecc… Non deve mancare la materia prima delle nostre zone: pesce fresco e tutti i vegetali e i frutti del mio orto di casa senza tralasciare neanche i fiori di campo di stagione. Tra l’altro siamo riforniti da Nassa Pescaturismo, che quotidianamente ci propone il pescato del giorno.».
Alla scuola di Alma hai avuto modo di confrontarti con vari colleghi provenienti da realtà diverse. Forte di questa esperienza, secondo te in che direzione sta andando la cucina?
«Stiamo facendo un passo indietro, ma nel senso positivo del termine: usiamo sempre di più materie prime a kilometro 0 un esempio è l’impiego dei nostri vegetali e frutti dell’orto di famiglia. Si lavorerà di meno la materia è si ritornerà al piatto semplice e buono».
Adesso una curiosità: il coltello è un punto critico dello chef, di solito ogni chef ha un suo coltello. Qual è il tuo rapporto con i coltelli?
«Bellissimo. Ho obbligato la mia brigata a comprare i propri coltelli, è una cosa essenziale e ci deve essere una gelosia maniacale. Non si presta a nessuno, non si fa lavare a nessuno!».
Tu sei in cucina con tuo padre, come conciliate il rapporto padre-figlio sui fornelli?
«Al ritorno da Alma c’è stato conflitto sul concetto di innovazione, sulle tecniche, sui tagli. Invece ora abbiamo trovato equilibrio: con la sua esperienza e le mie idee abbiamo trovato un connubio perfetto. Arriva la mattina, mi dice “ho questa idea, me la produci?” e io la produco, o viceversa. Gli chef di vecchio stampo hanno difficoltà a cambiare idea, ma con mio padre ce l’ho fatta».
Il tuo piatto preferito, quello che ti piace cucinare e proporre al cliente che lascia a te la scelta.
«Ci sono diversi piatti tra cui l’involtino di pesce spada, una versione rivisitata, con la caciotta ragusana, melanzana… e altri ingredienti segreti! Nonostante io non sia amante del pesce spada, adoro questo piatto! Come primo, invece, la buccherese con il paté d’olive prodotto a Buccheri da il nome del piatto. Una forchettata ed è come se tornassi bambino, sapori veri, quelli di casa».
Il Ristorante
“Involtino di pesce spada. La rivisitazione dello Chef Fabio Natoli a Le Chat Noir”