COMMUNITY
Gangi e Geraci Siculo scrigni d’arte e cultura
Sono posti incantevoli quelli delle Madonie, con Gangi e Geraci, a spiccare come due gemme incastonate nella catena montuosa del palermitano, un’escursione che vale un sogno
Nel cuore delle Madonie, al confine tra la provincia di Palermo e quella di Enna ci sono luoghi in cui l’incontro tra l’essere umano e l’ambiente riesce ancora a provocare emozioni, scrigni che conservano tesori preziosi, testimonianze di una cultura in una terra plasmata da generazioni. Sono posti incantevoli quelli delle Madonie, con Gangi e Geraci, a spiccare come due gemme incastonate nella catena montuosa del palermitano, un’escursione che vale un sogno: quello di vivere due dei borghi più belli d’Italia. Adagiato sul Monte Marone, al crepuscolo, Gangi sembra un cappello di luce sulla nuca della montagna, sullo sfondo il vulcano più alto d’Europa: l’Etna. L’alternarsi di vicoli, piazzette e cortili impreziosiscono il tessuto urbano con Corso Umberto I e Giuseppe Vitale a rappresentare la spina dorsale del centro storico.
Musei, chiese, edifici baronali permettono di immergersi nel “pueblo urbano” con la Torre dei Ventimiglia a sovrastare l’abitato. Immenso giacimento culturale è la Chiesa Madre dove è custodito il capolavoro dello Zoppo di Gangi il “Giudizio Universale” (tela di 5 metri per 4) ma anche numerose statue lignee, scolpite dal Quattrocchi, la cripta con un centinaio di corpi mummificati di ecclesiastici gangitani. Il settecentesco palazzo Bongiorno con i suoi affreschi del Fumagalli, il polo museale di palazzo Sgadari con la sezione archeologica, etnoantropologica(cultura contadina), la pinacoteca Gianbecchina e il museo delle armi. Forte, anche, il legame del territorio con le sue peculiarità gastronomiche.
A pochi chilometri, dove le strade nascono dalla pietra e sono nella pietra e dove la natura si fonde con l’opera dell’uomo, si trova Geraci Siculo. Ricchissime le testimonianze risalenti alla dominazione della nobile famiglia dei Ventimiglia: le rovine del castello, la cappella gotica di Sant’Anna del XIV secolo, la chiesa Madre di epoca tardo medievale, che ospita all’ interno due sculture di scuola Gaginiana, la Torre di vedetta (XIV secolo), la chiesa di San Bartolomeo e quella di Santa Maria della Porta. Da non perdere una visita al Musebach, museo etnoantropologico, ospitato presso il seicentesco Convento dei Padri Cappuccini che raccoglie testimonianze della cultura e della civiltà agro-pastorale e pezzi unici: la maschera funeraria di cera e la preziosissima piccola tela della “Mater Salvatoris” di artista fiammingo del XVI secolo. E’ possibile ammirare il ricco patrimonio librario con opere del ‘500 (Cinquecentine) e il prezioso volume del 1596: Federico II “De arte venandi cum avibus”. È di nuova costituzione il Museo Ecclesiastico Parrocchiale “Santa Maria Maggiore” articolato in sei sezioni: Pinacoteca, Argenti, Oreficeria, Paramenti, Lapidei, Archivio Storico Arcipreturale. Il nucleo espositivo è costituito dal cosiddetto “Sacro Tesoro” composto da antiche e importanti suppellettili liturgiche d’oro e d’argento e numerosi paramenti sacri finemente ricamati. A sorprendere il visitatore, il Rifugio dell’Aquila, museo-trattoria, al cui interno sono custoditi: minerali, fossili conchiglie, rettili, coleotteri, lepidotteri e il singolare “Helius” un porcellino ciclopico. E magari dopo ave degustato qualche bicchiere di vino forse e meglio pernottare a Geraci Siculo, presso l’affittacamere “Notti O’Tunn” situato in un’antica dimora.