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La Rocca di Cefalù, guscio d’arte e storia
Un percorso a ritroso tra “la magia” di mura merlate.
“La vedi quella lumaca? Quelle sono le corna e quello è il guscio”. Ecco la frase più comunemente utilizzata dai cefaludesi per descrivere l’immagine che, l’una accanto all’altra, regalano la Cattedrale e la Rocca di Cefalù: rispettivamente le antenne e il grosso guscio, dimora della timida lumaca. In effetti l’idea è proprio quella, una riservata ed elegante chiocciola che veglia sulla cittadina normanna, giorno e notte.
Ma la Rocca di Cefalù, in realtà, non è altro che una rupe alta circa 268 metri che sormonta il paese regalando a chiunque decida di avventurarsi per le sue ripide viuzze, ideali per un’escursione totalmente immersa nella storia e nel verde della natura, delle viste mozzafiato e dei tramonti impareggiabili. Costeggiando le mura merlate, tipiche del medioevo, si arriva alla vetta dove il panorama si estende da Palermo a Capo D’Orlando, con Cefalù alla base.
Caratterizzata, su tutti i versanti, da altissime pareti a picco che si ergono fino a circa 130 metri sopra il livello del mare, l’accesso principale alla Rocca è costituito da un canalone che si apre sul versante ovest. Nonostante gran parte delle testimonianze architettoniche presenti siano datate a partire da età medievale, le ricerche archeologiche mostrano una presenza umana sulla Rocca di Cefalù sin dai tempi della preistoria. Ipotizzabile, quindi, che la Cefalù espugnata dai musulmani tra l’857-858 si fosse collocata, in buona parte, proprio sulla Rocca. Il famoso “Tempio di Diana”, celebre monumento “megalitico”, si colloca invece nel IV secolo a.C.
“Si può salire sulla Rocca […] per curiosità interiore, per fede […] per ritrovare sé stessi, per condivisione, per gioia, per inquietudine, per allontanarsi dal qui, ora e subito […]”, così recita l’iscrizione incisa nella tarsia del «Monte della Sapienza», nel pavimento del Duomo di Siena. Il rapporto tra Cefalù e la sua Rocca è sempre stato molto stretto tanto che, secondo alcuni storici, lo stesso nome antico greco della città, ‘Kephaloidion‘, deriverebbe da ‘kefalis‘, cioè ‘testa’, che ricorda vagamente la forma della caratteristica rupe.
Ma non furono solo gli abitanti della cittadina normanna a innamorarsi della loro Rocca. Secondo alcune ricostruzioni storiche, nell’Aprile del 1920 giunse a Cefalù Edward Alexander Crowley, artista, poeta, mistico e pensatore britannico, conosciuto in tutto il mondo per il suo interesse verso le scienze occulte e la magia nera. La Grande Bestia, così nel tempo venne rinominato, dimorò per circa tre anni a Cefalù, sino al giorno della sua espulsione in seguito a un’ordinanza ministeriale fascista che lo accusava di “svolgimento di riti basati su comportamenti osceni”. Ma il mago rimase incantato da Cefalù, tanto da esprimere nel suo testamento il desiderio di essere seppellito sulla Rocca, un luogo da lui stesso definito magico-esoterico, proprio ai piedi del Tempio di Diana.
Oltre ai resti di un castello medievale sulla cima, caratteristici sono anche i ruderi di una serie di mulini e condutture situati nella parte occidentale che, ai tempi in cui erano in funzione, raccoglievano e risfruttavano l’acqua. Spaziare con la fantasia non è difficile, grazie a tutti i ritrovamenti archeologici situati nella Rocca. Magari quella poderosa roccia rappresentava per molti, giusto qualche secolo fa, una vera e propria dimora o un nascondiglio sicuro su cui poter sempre contare.
Un concentrato di arte, cultura, natura e bellezza che sovrastano la cittadina normanna con spontaneità e semplicità, rendendola ancora una volta unica nel suo genere. La Rocca di Cefalù è un luogo magico dove poter percorrere a ritroso tanti pezzi di storia antica e moderna.