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A Geraci Siculo l’ultimo falconiere delle Madonie
A Geraci Siculo, in quella che fu la capitale della contea dei Ventimiglia, si pratica ancora l' antica arte dell' addestramento dei falchi.
Sono in fila su una pertica bassa, tutti con un cappuccio di cuoio in testa che copre i loro occhi, e aspettano per alzarsi un’altra volta in volo.
Pintorna, Malia, Dalla-a’ e Cixe hanno i nomi di quattro contrade madonite e sono i quattro falconi di Domenico Vazzana, uno degli ultimi falconieri di Sicilia.
Seguendo le orme di Federico II, a Geraci Siculo, in quella che fu la capitale della contea dei Ventimiglia, si pratica ancora l’antica arte dell’ addestramento dei falchi. L’utilizzo delle particolari tecniche di richiamo permette di utilizzarli principalmente per la caccia, come si faceva durante il periodo federiciano, anche se oggi, il loro addestramento, permette di impiegarli nell’agricoltura biologica come spaventapasseri e recentemente si è scoperta un’altra funzione, nel campo dell’ aviazione civile e militare: i rapaci, infatti, possono servire a bonificare le piste di decollo dai volatili più piccoli che rischiano di finire nelle turbine.
Non è difficile incontrare Domenico nelle campagne geracesi, mentre addestra i suoi falchi, nella grande vallata che unisce Geraci Siculo con Gangi e San Mauro Castelverde, allevatore e grande appassionato anche di cavalli Indigeni Siciliani, ha appreso quest’antichissima tecnica dal Conte Alduino Ventimiglia di Monteforte, discendente della storica Famiglia dei Ventimiglia e di Federico II di Hohenstaufen.
È qualcosa di eccezionale poter scrutare un puntino nero nel cielo che in picchiata si avvita su se stesso e veloce si avventa sulla preda. A caccia tra fitte faggete e sughereti che coprono le montagne madonite si trasformano in un’arma da guerra, pesano poco meno o poco più di un chilo e l’ apertura delle loro ali va da ottantacinque a centodieci centimetri.
I falchi sono animali diffidenti ed è difficile farli crescere in cattività e soprattutto prepararli, è sufficiente un movimento brusco o una decisione sbagliata e si deve ricominciare tutto daccapo. Con l’uomo hanno un rapporto ad incastro, il rapace non si sentirà mai sottomesso ma potrà solo istaurare un legame di fiducia e di amicizia.
“L’addestramento è sudore e tecnica – ci racconta Domenico Vazzana – e non è facile farli alzare in volo bisogna sempre calcolare la direzione del vento, per questo per le esibizioni e le dimostrazioni si predilige il periodo primaverile ed estivo e ancora calcolare la sua posizione e quella degli altri animali che stanno intorno, le distanze tra fiumi e alberi”.