ARTE E CULTURA
Il Museo della morte, la Cripta delle mummie di Gangi
In questo luogo misterioso è possibile ammirare un centinaio di corpi mummificati di ecclesiastici perfettamente conservati.
La Cripta dei Preti “A Fossa di Parrini” che si trova nei sotterranei della chiesa di San Nicolò a Gangi, rappresenta un unicum di inestimabile valore etnografico, protagonista di un culto che sembra irrompere da lontanissime regioni del tempo, difatti scendere nella cripta è come se le porte dell’Ade si spalancassero improvvisamente sulla contemporaneità.
In questo luogo misterioso è possibile ammirare un centinaio di corpi mummificati di ecclesiastici perfettamente conservati, a caratterizzarli le maschere mortuarie (oggetto di diversi studi scientifici) che pongono un’enfasi sul legame che unisce vivi e morti attraverso il tentativo di ricostruire i volti dei defunti mediante l’uso della cera.
La sepoltura riservata ai dignitari ecclesiastici gangitani, morti tra il 1728 e il 1872, ne fa un sito unico nel panorama mummiologico siciliano anche per l’ottima conservazione delle stesse mummie e dei luoghi.
Ad accogliere il visitatore vi è un cartello che recita: «Venite e o vivi a visitar la morte, pria che la morte a visitar voi, scenda fui sempre bene prevenir la sorte».
La cripta è composta, oltre all’ingresso, da tre ambienti: un’ampia stanza dove si trova la cappella con le nicchie che ospitano le mummie dei sacerdoti, in altra si trova l’ossario, un luogo semi nascosto utilizzato per l’imbalsamazione, ancora oggi è vi conservato il tavolo, dove erano posti i cadaveri per l’essiccamento e l’asciugatura naturale dei liquidi e gli attrezzi.
L’antica pratica dell’imbalsamazione era simile a quella praticata dagli egizi; il defunto era trattato con particolari unguenti, bendato e rivestito con gli abiti talari. La testa cerata, per una migliore conservazione, era staccata dal corpo e a sua volta fissata con un bastone che partiva dal basso. Sopra ogni nicchia per il riconoscimento è stata messa una targhetta con nome, data del decesso e un sonetto che sintetizza l’operato del prete durante la vita terrena.
Le poesie biografiche sono state composte dall’abate e poeta gangitano, Giuseppe Fedele Vitale autore della “Sicilia liberata”, segretario dell’“Accademia degli Industriosi di Gangi”, anche lui tumulato nella cripta.