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Il misterioso tempio di Diana
Tra i reperti archeologici che ancora oggi affascinano i turisti è d’obbligo menzionare il tempio di Diana, l’opera architettonica più antica della rocca di Cefalù.
Non solo Duomo e spiagge: la località turistica di Cefalù, in Sicilia, è un vero gioiello della cultura e della storia italiana, che raccoglie testimonianze di più conquiste e popolazioni che proprio qui, in questo scorcio di promontorio sul mare, hanno lasciato il loro segno intramontabile.
La storia di Cefalù ha origini molto antiche. Il tempio di Diana sembra risalire all’età protostorica, intorno al XI secolo a.C. La parte più antica è la cisterna, inglobata all’interno del tempio: questo fa presupporre che a questa costruzione fosse legato un culto pagano delle acque.
La cisterna venne ricavata da scavi effettuati nella viva roccia, chiusa sulla parte superiore con grosse lastre di pietra calcarea (copertura di tipo dolmenico). Queste lastre poggiano sui bordi della cisterna e su un architrave che, a sua volta, grava su una colonna centrale formata da blocchi di pietra cilindrici.
Attorno alla cisterna venne successivamente costruito il tempio vero e proprio. Per gli archeologi non è stato facile risalire alle datazioni precise di questa costruzione affascinante proprio perché di difficile ricostruzione storica.
I numerosi studi hanno poi condotto ad una teoria che colloca la costruzione del tempio in due epoche diverse: iniziato nel V secolo a.C., in cui la struttura venne realizzata sino all’altezza dell’architrave, e finito successivamente, probabilmente intorno al II secolo a.C., per la parte sommitale.
La differenza è evidente se si osserva il materiale di costruzione: nella parte bassa sono impiegate grosse lastre di pietra di forma irregolare, con una lieve limatura solo sulla facciata esterna; la parte superiore è invece realizzata da pietre più grosse e ben squadrate.
Perché venne costruito il Tempio di Diana?
I maggiori dubbi sorgono proprio intorno a questa domanda. Per la sua posizione è un tempio, per così dire, “anomalo”. Lontano dalla città, difficile da raggiungere per i fedeli. Tutto l’opposto di un tempio-piazza, sempre a servizio e al centro della vita dei cittadini.
La denominazione “Tempio di Diana” è in effetti figlia di una tradizione secolare: il tempio è stato sempre conosciuto in questo modo. Il culto vero e proprio per Diana, però, non è mai stato accertato.
Piuttosto, per la sua collocazione storica e geografica, gli studiosi sono più propensi a pensare che si tratta di una parte della fortezza di Kephaloidion, costruita proprio nel II secolo a.C.
È quindi probabile che si tratti di una fortezza-santuario, dove veniva sì praticato un culto legato alle acque, confermato dalla cisterna, ma che svolgeva anche una funzione di avvistamento per la sua posizione in rialzo sul mare.
A confermare la funzione religiosa intervengono anche le due chiesette impiantate all’interno e al di sopra del tempio durante la dominazione bizantina.
Ancora oggi resta visibile un’abside delle due chiese, nonché buona parte della cinta muraria del Tempio, la cisterna con i grandi pilastri attorno, casermette, cappelle, magazzini e forni.