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Porta Pescara: la porta del vicerè
Cefalù, come molte roccaforti che affacciano sul mare, era circondata completamente da cinte murarie che garantivano una protezione sicura dagli attacchi dei pirati durante il Medioevo e negli anni immediatamente successivi. Su ognuna delle mure di difesa era ricavata una sola porta, per un totale di quattro porte che consentivano l’accesso al centro cittadino solo dopo un controllo molto severo.
Fra queste Porta Pescara conosciuta anche come porta del vicerè.
Le porte originarie, così come indicate dalle cartine topografiche, erano così situate: due sulla parte più lunga che costeggia la spiaggia, una sul lato montuoso, in direzione dell’entroterra, e l’ultima sul Porto Antico, in quella che viene chiamata oggi “parte vecchia” della città.
Proprio questa è l’unica porta superstite delle quattro. Molte sono state cancellate insieme all’abbattimento di parte delle cinte murarie, ma quest’ultima, la porta che apre sul mare del porto vecchio, è ancora lì, a ricordare la vita di Cefalù prima della modernità.
Porta Pescara ha una caratteristica costruzione tardo-medievale, con un arco gotico sormontato dallo stemma dei re di Sicilia. Venne costruita durante la reggenza dei Ventimiglia, che governavano la città tra il 1200 e il 1300, e riporta ancora al suo interno resti di colonnine risalenti alla stessa epoca.
La porta che oggi vediamo arrivando dal Porto Antico non è, tuttavia, esattamente quella originale. Nel 1570 subì un’opera di ampliamento e ristrutturazione per volontà del vicerè di Sicilia, Francesco Ferdinando d’Avalos, che ricopriva temporaneamente questo incarico. Il vicerè era anche Marchese di Pescara, motivo per cui venne dato il suo nome alla porta muraria.
Porta Pescara, chiamata anche Porta sul Mare dagli abitanti della città, è solo una delle numerose testimonianze dell’avvicendarsi di culture e arti diverse in Sicilia. Le diverse dominazioni subite dalla regione sono praticamente tutte visibili nel percorso artistico di Cefalù.
A partire dall’impero romano, che, una volta caduto, lasciò Cefalù in una sorta di autogestione cittadina, fino alla faticosa conquista degli Arabi, che riuscirono a insediarsi solo 400 anni dopo sulla Rocca della città, per poi perderne il controllo nel 1063, cedendola ai normanni.
Sotto l’influenza normanna Cefalù conosce il suo periodo più florido, sia economicamente che artisticamente. Re Ruggero sposta tutta la comunità sulla rocca, mentre il figlio, Ruggero II, riporta al contrario la vita di Cefalù sul mare, laddove la stessa comunità richiedeva di stare.
Ruggero II ha contribuito a rendere Cefalù un luogo di interesse artistico importante, con la costruzione del famoso Duomo di Cefalù, emblema della città e del suo periodo più florido. Ai normanni seguirono gli Svevi di Federico II, di cui Ruggero II era nonno materno.
L’unione delle due casate non fu però una scelta felice per Cefalù: nonostante il grande potere di Federico II e il suo lascito storico, la città soffrì per un lungo periodo di recessione economica, dovuto soprattutto all’avvicendarsi di diversi casati al governo.
Con la dominazione cattolica nel XV secolo comincia un nuovo periodo di pace e prosperità: Cefalù torna ad essere attiva, il commercio rifiorisce e la città conosce di nuovo la ricchezza di un tempo.
Dove dormire a Cefalù
Per visitare Cefalù senza lo stress dell’automobile, la scelta migliore è un alloggio nel centro storico in cui le macchine non possono transitare e si può raggiungere tutto a piedi in pochi minuti, una soluzione perfetta per chi vuole trascorrere qualche giorno nel borgo medievale alla scoperta delle sue bellezze storiche e delle ampie spiagge.