CHEF E RICETTE
Davide Catalano
I prodotti hanno un posto di rilievo: la mia cucina è basata sulla stagionalità e sulla valorizzazione degli ortaggi.
Partiamo da una domanda piuttosto semplice: come hai deciso di diventare uno chef?
L’idea è nata un po’ per caso: io studiavo Giurisprudenza, ma ho avuto da sempre un certo interesse per la cucina, che è nato soprattutto all’osservazione di mia mamma e della mia prozia ai fornelli, entrambe ottime cuoche. Questa passione è rimasta un po’ nascosta per tutto il periodo degli studi, finché un giorno non decisi di cimentarmi nella preparazione della pizza. Da lì ho cominciato ad interessarmi sempre di più e a fare delle ricerche su delle ossibili scuole di cucina, che mi permettessero di bruciare le tappe velocemente, dato che non avevo svolto degli studi nell’ambito alberghiero.
La prima significativa esperienza è stata sicuramente quella alla Locanda Gulfi (a Chiaramonte Gulfi) dove ho avuto la possibilità di collaborare con uno chef di alto livello.
Dopodiché ho frequentato la Cast Alimenti di Brescia, una prestigiosa scuola di cucina dove ho conosciuto diversi chef e pasticceri di fama nazionale e internazionale. Dopo questa esperienza ho lavorato per la stagione estiva al ristorante stellato “Il Bavaglino” di Terrasini e poi ho anche trascorso un periodo all’estero. Grazie all’esperienza all’estero, nata dalla voglia di imparare e sperimentare, mi sono accorto che la cucina nordica andava fortissimo e ho avuto la possibilità di incontrare chef di un certo calibro. La stagione estiva in Norvegia mi ha offerto il massimo della formazione e mi ha permesso di capire come la cucina nordica sfrutti tantissimo i pochi prodotti a disposizione per realizzare tanti piatti diversi, e quanto la cucina italiana potrebbe apprendere tanto in termini di gestione, marketing e immagine da quella nordica.
Cosa non deve mai mancare nella tua cucina?
Dopo diversi anni di studio mi sono reso conto di quanto gli strumenti adatti siano una parte importante per riuscire a fare un lavoro ad alti livelli. Ma sicuramente il posto di rilievo è riservato ai prodotti: la mia cucina è basata sulla stagionalità e sulla valorizzazione degli ortaggi. Preferisco lavorare con prodotti freschi e stagionali per assicurare la migliore resa ai fornelli (un prodotto di stagione sprigiona infatti al massimo tutti gli odori e i sapori) e per trasmettere anche quello che è il mio modo di intendere e vivere la cucina e il cibo.
Quali sono secondo te le tre qualità che ogni chef dovrebbe avere?
Sicuramente il presupposto, che può sembrare banale, è la passione. Per esempio, per riuscire a creare una cucina curata ma alla portata di tutti, come quella che mi propongo di realizzare in Qualia, c’è bisogno di molto tempo, di impegno e di sacrificio.
Poi logicamente c’è lo studio, indispensabile per il raggiungimento di un certo livello di specializzazione, e la ricerca continua dell’innovazione.
La ricerca si rivolge anche e soprattutto agli ingredienti di prima qualità, scelti tra quelli del territorio locale.
Oltre alla manualità e alla tecnica, due aspetti da perfezionare anche nel corso dell’esperienza, una delle caratteristiche che contraddistinguono uno chef di qualità, è la sensibilità nel trattare l’ingrediente e nell’ideare sempre nuove combinazioni.
Qual è secondo te la cucina del futuro?
Questa è un bella domanda perché il mondo della cucina è un mondo in continuo divenire, che cambia parecchio e molto velocemente: in questi anni si è passati da una cucina tradizionale, che comunque non passa mai di moda, ad una cucina molecolare, fatta di spume ed arie.
Il prossimo step sarà dato a mio parere da un mix tra la tradizionale cucina della nonna e alcune tecniche della cucina molecolare: questo connubio può essere il giusto compromesso per creare piatti nuovi e innovative in grado di stupire e stimolare il cliente, facendolo appassionare ad una cucina dalle mille sfumature.
Qual è il piatto che hai intenzione di presentarci?
Il piatto in questione, molto richiesto ed apprezzato dai clienti, è la rivisitazione del classico abbinamento polpo e patate. Noi serviamo il polpo tiepido con una spuma di patate, che abbiamo sostituito alla tradizionale patata a tocchetti. Il polpo è cotto a bassa temperatura e poi scottato sulla padella rovente; viene dunque adagiato sulla spuma di patate e servito con delle salse: una al concentrato di pomodoro e una al nero di seppia. Infine diamo freschezza al piatto completandolo con delle foglie di mentuccia.