MAGAZINE
Gibilmanna e il Santuario: dove natura e spiritualità si incontrano
Natura, arte e spiritualità si fondono a Gibilmanna, un luogo che da secoli attira migliaia pellegrini provenienti da ogni parte della Sicilia in un’atmosfera affascinante e silenziosa.
Il valore di un luogo non si riconosce solo dalla sua bellezza esteriore, ma dalla storia, dalla cultura millenaria che porta con sé. Come il Santuario di Gilmanna che, immerso in una natura incantevole e situato a circa 800 metri sul livello del mare, porta con sé una storia lunga secoli.
Secondo la tradizione non supportata da fonti storiche, il Santuario di Gibilmanna fu uno dei primi fondati in Sicilia da Papa Gregorio Magno nel VI secolo, poi abbandonato e lasciato in rovina durante la dominazione araba.
Dopo esser stato assegnato ai cappuccini che ricostruirono parte delle stanze, il nuovo convento fu costruito tra il 1619 e il 1624. In questi stessi anni fu annessa la Chiesta, più grande rispetto alla precedente per ospitare sempre più fedeli e pellegrini che raggiungevano quel luogo per venerare la Madonna.
Proprio alla Madonna, infatti, è dedicata la cappella che cattura l’attenzione del visitatore una volta entrati nella Chiesa: lì spicca un imponente altare barocco in marmi mischi realizzato dal palermitano Baldassare Pampillonia intorno al XVII secolo, su progetto di Paolo Amato. Un’opera originariamente destinata per la Cattedrale di Palermo, ma mai montata a causa di importanti modifiche apportate all’architettura, acquistata nel 1785 dai frati cappuccini per il convento di Gibilmanna.
Tra putti, angeli, volute e statue, al centro del Santuario è situato l’altare dove troneggia la statua della Madonna con il Bambino risalente al 1534 e attribuita ad Antonello Gagini. Mentre ai due lati, si ergono due statue di marmo raffiguranti San Giovanni Battista e Sant’Elena attribuite, rispettivamente, a Scipione Casella e Fazio Gagini.
L’altare principale si pregia del dipinto dell’Assunta dove, alla base, sorge una custodia lignea, a struttura piramidale con testine angeliche e volute con mezzibusti, risalente al 1710 e realizzata dallo scultore Pietro Bencivinni da Polizzi Generosa.
Usciti dalla Chiesa, immancabile una visita al museo e alla biblioteca situati in alcuni dei locali che un tempo erano adibiti a stalle e ristrutturati negli ultimi anni del 900, e alle catacombe settecentesche.
Il museo espone opere d’arte rappresentative dell’arte francescana provenienti da vari luoghi della Sicilia: paramenti sacri ricamati, lavori in legno, pezzi unici come l’organo a canne palustri del XVII secolo; e ancora dipinti come il polittico a sei comparti del XVII secolo di fra’ Feliciano da Messina, detto il Raffaello dei cappuccini, e una interessante statuetta della Pietà attribuita allo scultore cefaludese Jacopo del Duca, collaboratore di Michelangelo.
La biblioteca, invece, ospita diversi incunaboli, le cinquecentine e i testi del ‘600 e del ‘700, molti dei quali rari. Conclusa la visita dei locali, basta uno sguardo al panorama su cui affaccia il Santuario per percepire la profonda unione tra spiritualità e natura che si respira: da lì si può facilmente vedere il bosco di Gibilmanna con l’isola di Alicudi a fare da sfondo.






