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Gratteri: tra storia e tesori del medioevo
Immerso nella parte settentrionale del Parco delle Madonie giace il suggestivo borgo di Gratteri, un piccolo gioiello della cultura siciliana che porta con sé una forte testimonianza del medioevo dell’isola nascosta tra gli alberi e i boschi del parco.
Gratteri è un comune di soli 1300 abitanti, il luogo perfetto dove mettere in pausa la vita quotidiana, spegnere lo smartphone e dedicarsi solo alla scoperta di questa piccola perla vicina a Cefalù, situata poco più a nord.
L’aria frizzantina di montagna accoglie subito i turisti che trovano qui un’oasi di fresco in estate, grazie all’elevazione a 630 metri sul livello del mare. Così passeggiare per Gratteri e andare alla scoperta dei suoi monumenti diventa piacevole anche in pieno agosto.
Iniziamo dalle chiese, anzi, dalla chiesa: la Chiesa Madre di Gratteri conserva, dentro un reliquario d’argento, quattro spine che sembrano essere appartenute alla vera corona di spine di Cristo. La reliquia dal valore inestimabile fu portata in Sicilia dal conte Ruggero d’Altavilla, che la recuperò a Gerusalemme dopo aver combattuto durante la prima Crociata.
Nel 1648 la reliquia venne spostata su un altare in marmo fatto costruire dal barone Lorenzo Ventimiglia e dalla moglie, che volevano esaltare questa gemma dal passato, custodita a Gratteri, con una collocazione di pari sontuosità. Ad inizio maggio si celebra una festa per onorare il ritrovamento delle spine rubate da due stranieri di passaggio a Gratteri.
L’episodio viene ricordato come il “miracolo del vento”: si narra che i due turisti, dopo aver rubato la reliquia, fuggirono verso Collesano, ma furono bloccati da un vento fortissimo che li costrinse a fermarsi e a nascondersi. Il giorno seguente un contadino li ritrovò e, rinvenuta la teca, se ne appropriò per riportarla alla Chiesa. Solo in quel momento il vento cessò.
Gli escursionisti apprezzeranno, nelle immediate vicinanze di Gratteri, Grotta Grattara, situata ad un’altitudine di oltre 1000 metri. All’interno della grotta si può ammirare una conca vuota che somiglia ad un cratere alto più di 30 metri che offre un rifugio al fresco dal caldo eccessivo e una zona di riparo per le tramontane invernali.
Una testimonianza forte del passaggio dei normanni a Gratteri è l’Abbazia di San Giorgio, di cui restano visibili la chiesa e la canonia.
Suggestivo è l’ambiente intorno, che pone l’abbazia al centro di una radura costituita da querce secolari; ma l’Abbazia di San Giorgio è attraente più per le storie che circolano intorno al suo vecchio utilizzo che per lo scenario in cui è immersa.
La leggenda narra che qui i monaci compivano ogni sorta di magia e sortilegio, e che gli ultimi monaci rimasti nascosero il tesoro dell’abbazia nei suoi pressi lanciando una profezia terribile oggi ricordata come quella dei truvaturi di San Giorgio.
Tre persone avrebbero saputo dove si trovava il tesoro: lo avrebbero sognato e non ne avrebbero dovuto fare parola con nessuno, pena la morte. Si racconta che, ogni volta che qualcuno si azzardava a toccare il tesoro, questo si trasformasse in gusci d’uovo o di lumaca.
L’abbazia è anche legata alla storia dei Cavalieri di Malta, ed in effetti proprio a loro fu venduta nel 1645. Gli “spitali” dei Cavalieri arrivarono anche a Gratteri, e ancora oggi uno dei quartieri è intitolato proprio alla loro memoria.